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XXXIV

in quali eterni vigneti scoscesi a dirupo e dai vitigni ritorti, quasi inginocchiati di fronte quale astrale, fluttuante isola di cipro, a quale catena di atlante con quali uve dagli acini colore della polvere d’oro o rossi come sangue già da molto raggrumato all’inizio del tempo tu hai vendemmiato, luce? giuseppe conte  

c’è una dolcezza

c’è una dolcezza giù nella vita che non cambierei con niente di ciò che appartiene al cielo. e quando chissà da che, perché cominciamo tra due bocche estranee sino ad allora i miracoli tiepidi d’aurora dei baci giuseppe conte    

un grido, un grumo, un taglio

un grido, un grumo, un taglio una folata, un’aurora l’acqua che sogna la luna il seme che sogna il grembo voragine senza fondo vertigine senza tempo è tale la parola che cerco per te, mia vita, un grido, un grumo, un taglio quando pensando deraglio nel fervore della luce, nella musica di cristallo delle origini. [...]